Il Mercoledì delle Ceneri rappresenta l’inizio della Quaresima e cade il mercoledì prima della prima domenica di Quaresima. Si tratta di una data mobile che dipende dal giorno di Pasqua. Quali sono le origini del Mercoledì delle Ceneri, perché si cosparge la testa di ceneri e quali paramenti indossare in questo giorno? Vediamolo insieme!

L’origine del Mercoledì delle ceneri
Il Mercoledì delle Ceneri ha origini molto antiche. Era la celebrazione che apriva il cammino penitenziale di chi avrebbe ricevuto l’assoluzione dei propri peccati nel giorno del Giovedì Santo. Erano tempi in cui la confessione era ancora un atto pubblico e non privato oltre che essere un avvenimento unico invece che un’esperienza che può ripetersi ogni volta che si vuole come oggi.
La mattina del Mercoledì i penitenti si presentavano al sacerdote confessando i loro peccati e come primo gesto di iniziazione al pentimento venivano cosparsi di cenere. Con il passare del tempo l’imposizione delle Ceneri divenne un gesto che si estese a tutti i fedeli. Inoltre nel secolo VII il Papa San Gregorio Magno introdusse il digiuno obbligatorio, ponendo l’accento sul carattere di penitenza e sacrificio legato a questo giorno. Per questo il Mercoledì delle Ceneri fu chiamato anche “caput ieiunii”, “inizio del digiuno”, o anche “caput Quadragesimae”, “inizio della Quaresima”. Queste quattro incisioni di un Pontificale romano stampato a Venezia nel 1561 rappresentano l’imposizione di Ceneri ai fedeli e l’espulsione dei penitenti pubblici.

Cosa simboleggiano le ceneri?
Le ceneri hanno due significati:
1) La debole e fragile condizione umana.
Molti passi della Bibbia citano la parola “ceneri” in quest’accezione. In Genesi Abramo si rivolge a Dio nel celebre dialogo su Sodoma e Gomorra dicendo “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere” (18,27). Nel libro della Sapienza si parla della “vita” come “breve e triste […]Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera. (Sap, 2-3). E ancora in Giobbe, nel capitolo 30 in cui il profeta smarrisce il senso della vita e riconosce il limite profondo della propria esistenza affermando “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere” (Gb 30,19). Questa interpretazione della cenere la ritroviamo nel versetto che il sacerdote recita mentre cosparge la testa dei fedeli con la cenere “Ricordati uomo che sei cenere e cenere ritornerai”. La frase ricorda la brevità della vita e la condizione di uomini e donne di passaggio su questo mondo, è una spinta alla ricerca dell’essenziale. Se contestualizzata nel suo passo di Vangelo questa frase diventa ancora più rivelatoria del suo significato. Dopo il grave peccato commesso da Adamo ed Eva raccontato in Genesi, Dio ammonisce Adamo con queste parole “«Con il sudore della fronte ti guadagnerai il pane, finché non tornerai alla terra: perché polvere sei e polvere ritornerai» (3, 19).
2) Il segno visibile del cammino di pentimento intrapreso dal fedele.
Anche in questo caso lasciamoci aiutare dalle sacre scritture per meglio comprenderne il significato. Tra i passi più conosciuti quello della conversione degli abitanti di Ninive dopo l’ammonimento di Giona circa la distruzione della città da parte di Dio “I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere” (Gio 3,5-9). Anche nel libro di Giobbe sta scritto “Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere». (Gio, 42:6). Infine nel libro di Giuditta gli Israeliti levano il loro grido al Signore che li risparmi dal comandante Oloferne di Nabucodonosor “Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore” (Gdt 4,11).
Questa interpretazione del simbolo della cenere è più vicina alla frase “Convertiti e credi al vangelo” entrata in uso dopo il Concilio Vaticano II, anch’essa recitata mentre si cosparge la fronte di cenere. Sono parole tratte dalla Bibbia e più precisamente dal Vangelo di Marco (1,15). Questo passo del Vangelo descrive l’inizio della vita pubblica di Gesù. Il messaggio che Gesù dà è forte e incisivo: convertiti, cambia strada, lasciati coinvolgere, intraprendi una nuova via e fallo credendo al Vangelo, ovvero credendo alle opere di Gesù, ai suoi comandamenti, ripercorrendo i suoi gesti e mettendo in pratica i suoi insegnamenti.

I paramenti indossati durante il Mercoledì delle ceneri
Il Mercoledì delle Ceneri dà inizio così a un periodo particolare di introspezione e possibilità di cambiamento. Nella liturgia questo è segnalato anche dai paramenti che dal verde del tempo ordinario diventano viola. Perché vengono indossati paramenti viola il Mercoledì delle Ceneri e in Quaresima? È interessante constatare come un colore che in passato è stato legato alla potenza e ricchezza dei re, nel corso dei secoli è sempre di più stato associato a penitenza, conversione, espiazione. Questo è in parte legato al fatto che i Vangeli ci raccontano che i soldati di Ponzio Pilato vestirono Gesù con un mantello di porpora dopo che fu fatto flagellare per poi schernirlo davanti a tutti chiamandolo Re dei Giudei. Per i cristiani il viola di quel mantello evoca il dolore e la sofferenza che precede la salita al Calvario e la morte in croce di Gesù. In parte invece deriva dal fatto che il viola in ambito religioso era considerato quasi come una variante del nero. Essendo il nero sempre legato a occasioni di lutto e penitenza, anche il viola è stato automaticamente investito di questo significato.

Puoi approfondire l’uso del colore viola in Quaresima e Avvento a questo link del nostro blog.
Ti auguriamo un buon cammino verso la Pasqua, mano nella mano con Gesù.
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Arte Ricami
Produttori di paramenti sacri ricamati a mano