Durante la messa ti è capitato di vedere il sacerdote che appoggia sul calice un pezzo di tessuto e ti sei chiesto perché?
Oggi esploriamo l’uso della palla copricalice, il suo significato e la sua storia.
Che cos’è la palla copricalice?
La palla è un quadrato di stoffa che, come dice la parola, copre il calice, ovvero lo protegge da corpi esterni. Durante la celebrazione il calice viene scoperto ogni qual volta la liturgia lo prevede, per esempio durante l’offertorio, la consacrazione, la dossologia. Poi è nuovamente coperto. Oltre a volere evitare contaminazioni del Sangue di Cristo, c’è chi legge nella palla un velo che contiene il mistero divino, inafferrabile dalla mente umana.
Le origini della palla per calice
In origine il calice veniva coperto da una parte del corporale, data anche l’ampia misura di questo ultimo rispetto al corporale attuale. Tuttavia, se nelle messe solenni c’erano sacerdoti o diaconi che si occupavano di coprire e scoprire il calice, fu nella messa quotidiana che il sacerdote cominciò a sentire l’esigenza di un elemento assestante che non fosse “voluminoso” come il corporale e quindi di più facile gestione. In alcuni scritti risalenti al 1050 già si parla di un “corporale subtus calicem et desuper”, evidenziando la presenza sull’altare di due lini diversi ma uniti dal medesimo ruolo.
La palla alla sua origine altro non era che un corporale piegato a formare un quadrato. Innocenzo III parla infatti di una “pars plicata” e di una “pars extensa” sull’altare. È il 17 Luglio 1894 quando la Congregazione dei Riti prevede in modo ufficiale l’utilizzo della palla copricalice, proibendo tuttavia che essa fosse decorata con “aliqua mortis signa”, ovvero ossa, teschi o immagini simili.
È Durando nel Rationale divinorum officiorum, che distingue il corporale piegato che copre il calice dal corporale steso sull’altare chiamando il primo “palla”. S. Carlo Borromeo invece usa il termine “animetta”. Non è chiaro quando esattamente la palla smise di essere un corporale piegato e diventò ciò che è oggi, ma Jacob Miller nella sua opera Ornatus ecclesiasticus (1591) diede i primi accenni su come la palla doveva essere realizzata, insistendo sulla rigidità e dimensione. Nel XVII secolo si cominciano a diffondere palle realizzate di due strati di tessuto con all’interno il cartone e decorazioni fatte con motivi ricamati.
Le palle copricalice ricamate a mano Arte Ricami
Esistono due tipologie di palla: la palla formata da due tessuti, solitamente seta sopra e lino sotto, con all’interno un inserto rigido, e la palla in puro lino.
La nostra palla in seta è ricamata a mano in canutiglia oro e argento oppure in fili di cotone e seta. Nella nostra collezione abbiamo la palla mariana, palla con agnello, palla con simbolo IHS, palla con sacro cuore di Gesù e molto altro.palle mariane, palluna vasta gamma di palle raffiguranti l’agnello, il sacro cuore e altri simboli liturgici.
Le nostre palle in puro lino fanno parte del completo messa insieme a purificatoio, manutergio e corporale. Per questo riportano lo stesso motivo degli altri pezzi. I completi messa sono ricamati a mano.
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Bibliografia:
Braun, Joseph (1912): Handbuch der Paramentik; Freiburg i. Br.
Kunzler Michael (1996): La liturgia della Chiesa; Editoriale Jaka Book Spa; Milano.