Nei primi secoli del Cristianesimo non esistevano norme prestabilite riguardanti i colori delle vesti liturgiche. Uno dei metodi più costosi per colorare le stoffe era utilizzare la secrezione della chiocciola della porpora. Per tingere anche un solo capo occorrevano migliaia di esemplari. A seconda della quantità di secrezione utilizzata si otteneva una scala di colori che andava dal viola porpora al rosso cremisi fino ad alcune tonalità di verde. Data la lunga lavorazione nel ricavare questa tinta e la sua resistenza ai lavaggi, il colore porpora identificava un capo prezioso riservato solo a re e principi. Se inizialmente la Chiesa prediligeva vesti bianche molto semplici, con il diffondersi del cristianesimo e il conseguente riconoscimento sociale dei sacerdoti dei ranghi più alti della Chiesa, il colore porpora divenne molto utilizzato. Ne danno testimoniano mosaici a Ravenna e a Roma in cui i vescovi sono ritratti con vesti di colore viola scuro.

All’inizio del Medioevo vigeva ancora molta libertà sull’uso dei colori liturgici. Fu Papa Innocenzo III che emanò il primo canone di colori nel XII secolo. Questo prevedeva quattro colori liturgici: bianco per i giorni di festa, rosso per la Pentecoste e le feste dei martiri, nero per l’Avvento e la Quaresima e verde per i giorni non festivi. Non riuscì ad imporsi come canone vincolante ma costituì la base sul quale si sviluppò la norma sui colori liturgici del 1570 emanata da Pio V e inserito all’epoca nel Messale della Chiesa. Questo canone confermava lo schema dei quattro colori liturgici di Papa Innocenzo III integrando le lievi modifiche occorse nei secoli (il viola aveva sostituito il nero eccetto che nel giorno del Venerdì Santo e il rosa era utilizzato nelle Domeniche Laetare e Gaudete).

Il significato del rosso nella liturgia
Il Messale romano attuale prevede l’uso del rosso nella domenica di Passione (o delle Palme), nel Venerdì santo, nella domenica di Pentecoste, nelle celebrazioni della Passione del Signore, nella festa natalizia degli Apostoli e degli evangelisti e nelle celebrazioni dei Santi Martiri (346 b). La Domenica di Passione o delle Palme è il giorno in cui si celebra l’inizio del Tempo di Passione che include anche il Venerdì Santo. Il rosso in questi giorni simboleggia il sangue versato da Gesù, richiama alla mente la sofferenza e il dolore di quei momenti. Per questo motivo è indossato anche durante la celebrazione dei martiri, morti in nome di Cristo.

Il martirio è descritto da Innocenzo III come segno di amore totale nei confronti di Gesù e per questo il paramento rosso deve avere la precedenza laddove nello stesso giorno si sovrappongono più feste. Il rosso è usato anche nel giorno di Pentecoste in cui si ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli in forma di lingue di fuoco. Il colore rosso in questo caso richiama il fuoco e la forza dirompente dello spirito. Se la cresima è celebrata al di fuori di questo giorno, è uso comune indossare comunque paramenti rossi. Il rosso ritorna anche in un’occasione particolare ovvero la celebrazione delle esequie papali. Questo uso affonda le sue radici nella Chiesa d’Oriente. Lì fin dall’inizio si affermò l’uso di vesti liturgiche bianche; tuttavia il colore rosso si impose nelle celebrazioni funebri, uso che si diffuse poi anche a Roma.
Il rosso nel rito ambrosiano
I colori liturgici del rito ambrosiano si differenziano da quelli del rito romano. Per quanto riguarda il colore rosso è utilizzato in molte più occasioni ovvero: durante la Messa del Giovedì Santo, il giorno del Corpus Domini, in occasione delle ordinazioni sacerdotali, nelle celebrazioni delle Prime Comunioni, durante l’amministrazione dell’unzione degli infermi e nei giorni tra Pentecoste e il giorno precedente la dedicazione della Cattedrale.


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